domenica 29 settembre 2013

LA MOBILITAZIONE CONTINUA

28 SETTEMBRE LA NON CENA PIAZZA ERBE e V° puntata Calvino letto da Paiola Carolina

DURANTE LA SETTIMANA PROSEGUONO NEL POMERIGGIO I BANCHETTI IN PIAZZA ERBE

immagine: tracciato nelle campagne veronesi della Tirreno-Brennero (TiBre)

giovedì 26 settembre 2013

INIZIAtTIVE

Fine settimana (28 e 29 settembre) di mobilitazione regionale. L'iniziativa attivata dal digiuno verrà portata in varie piazze venete. 
 A Verona si concretizzerà con una presenza sabato 29  fin dalle 11 in piazza Erbe e un momento collettivo (piazza erbe) alle ore 18,00. Continuerà in modo rafforzato la lettura di brani di Calvino. Ognuno si porti un piatto o segni per inscenare un sorta di sit-in creativo. Saremo in collegamento con le altre piazze venete.

STOP NEGRARIZZAZIONE appello

CA del BUE - 29 SETTEMBRE - infoPASSEGGIATA

6 ottobre - MAREZZANE
NON SI TOCCA


CALVINO IV puntata - legge TIZIANA LESO (Estravagario teatro)

Alle 18,20 di venerdì 27/9 c'è stata la diretta di Caterpillar (radio 2) con don Albino Bizzotto che tra le azioni in atto tra il 28-29/9  ha ricordato anche la nostra di Verona.

FAHRENHEIT

TERZA PUNTATA CALVINO - LEGGE ISABELLA (25/9)
25/9  alle 16.00, c'è stata la  diretta telefonica su "Fahrenheit" (Rai Radio3) su questa lettura legata a "Digiuno per il territorio"



In alto: ex caserma Passalacqua (Verona) festival del Residence della società coop. San Michele.

sotto:In due anni, dal giugno 2011 al giugno 2013, la Passalacqua è passata da 180 alberi "vetusti" a 180 sacchi di amianto "fantasmi"

mercoledì 25 settembre 2013

DIGIUNO CONTINUA...

Mentre prosegue in piazza Bra i banchetti e i digiunatori salgono lentamente ma progressivamente (siamo già in 80)
domani sera giovedì 26 settembre alle 21 troviamo presso la sede di  Legambiente in via Bertoni, 3 per fare il punto della situazione e programmare le iniziative per la prossima settimana.
Vi aspettiamo ricchi di idee.


foto: tracciato TAV a Verona (in alto) in Valpolicella in basso

venerdì 20 settembre 2013

LA SPECULAZIONE EDILIZIA in PIAZZE ERBE dal 23 al 28 settembre


BANCHETTO in piazza ERBE da lunedì 23 SETTEMBRE insieme con CALVINO

La settimana da lunedì 23 a sabato 28 settembre la nostra iniziativa vedrà un crescere di visibilità . E' stato programmato un banchetto in piazza Erbe (angolo piazza XIV Novembre) dalle 11 alle 19,30.
Ogni giorno alle ore 18,00 fino 18,30 è previsto
un momento di lettura pubblica 
"La  speculazione edilizia" di Italo Calvino           

Appuntamento quindi al banchetto.
E continuiamo con le adesioni, per ora in continua crescita.


giovedì 19 settembre 2013

NOTIZIA O EMERGENZA?

Comunicato Stampa
Notizia o emergenza?
Da lunedì 16 oltre 60  veronesi fanno a staffetta un digiuno per scongiurare un ulteriore scempio del territorio che le grandi opere, le grandi e piccole speculazioni edilizie stanno compiendo ai danni del paesaggio e del suolo del Veneto.
Hanno raccolto il testimone che don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati i Costruttori di Pace, ha lasciato, dopo i suoi 11 giorni di digiuno, ai cittadini di buona volontà che abbiano voglia di conservare quel territorio (sempre meno!) non ancora mangiato dal cemento. “Il Veneto – dice don Albino – è una delle regioni più attive al mondo nell’affaticare il pianeta”.
La cementificazione dei suoli riguarda innanzitutto i terreni più fertili della pianura veneta, mentre la costruzione di sempre nuove strade, autostrade, superstrade, svincoli, tangenziali hanno determinato una ulteriore frammentazione degli spazi destinati all’agricoltura e causano le sempre più frequenti esondazioni dei fiumi.
E’ stato un crescendo dagli anni ’80 in poi. Dai 72 milioni di metri quadrati di perdita di suolo agrario negli ’80, ai 97 milioni di mq degli anni ’90, ai 182 milioni di mq dal 2000 in poi. Ogni anno in Veneto sparisce una superficie equivalente ai Comuni di Legnago, S. Bonifacio, S. Martino Buon Albergo e Villafranca messi insieme, ovvero 50 campi di calcio al giorno.
Per quali bisogni?
Tra il 2000 e il 2010 a fronte di un incremento di popolazione di 429 mila abitanti, sono state costruite 367 mila nuove abitazioni per una popolazione di 1 milione di abitanti. Ci abitano le famiglie? No.  Secondo il censimento 2011 le abitazioni vuote risultano sfiorare quota 390 mila, il 16,6% del totale nel Veneto, una su cinque.
I capannoni vuoti sono circa il 20% del totale del  Veneto e la provincia di Verona conta quasi mille zone industriali e artigianali. E si conta di aprirne altre.
A cosa è servita questa marea di costruzioni?
Non ha dato una casa a chi ne aveva bisogno (e i prezzi restano sempre alti), non ha fermato la crisi delle produzioni industriali.  Insomma, il modello più case, più capannoni = più sviluppo non vale più. Ma la politica non lo sa o finge di non saperlo. Il mondo politico  è legato a una visione sorpassata, ma è legata anche a una imprenditoria che lucra quattrini sulle opere pubbliche.
L'inchiesta che ha portato agli arresti, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, di imprenditori, faccendieri e portaborse di primo piano, quali Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo, William Colombelli, sembrano confermare quello che inchieste e denunce di associazioni e comitati ambientalisti vanno dicendo da anni: in Veneto ha funzionato un rodato sistema che attraverso la progettazione e esecuzione di grandi opere - di utilità dubbia ed enorme impatto ambientale - ha garantito la distribuzione di ingenti risorse pubbliche ad una ristretta cerchia di soggetti imprenditoriali.           A chi sono andati i 10 milioni di euro, pagati dalla Mantovani a fronte dell'emissione di fatture per lavori inesistenti da parte della sanriminese Bmc Broker di William Colombelli?
Quante opere pubbliche e private appartengono alla programmazione politica per un servizio alla popolazione e alla cura del paesaggio e quante invece rispondono allo sviluppo e al consolidamento di interessi di grandi gruppi della finanza e dell’economia?
Qualche politico di scarso cervello  ha detto che occorre digiunare per fare altre opere pubbliche. Noi rispondiamo  che l’economia può ripartire solo sec’è un’idea di riconversione ambientale dei trasporti: più treno, meno auto e quindi meno auto, meno spese per i pendolari; dei rifiuti: più raccolta differenziata e quindi meno discariche, più riutilizzo dei materiali, più occupazione (lo dimostra il caso di Ponte nelle Alpi); dell’energia e quindi più efficienza energetica,  meno spese di combustibili per le famiglie, meno importazioni di costoso gas, carbone e petrolio, più occupazione nella riqualificazione energetica delle case;
della cura del territorio e quindi  meno alluvioni, meno vittime, meno danni alle famiglie e alle imprese, più risparmio per lo stato; dell’agricoltura e quindi più recupero di terre incolte, più produzioni biologiche, meno prodotti chimici nei piatti, più qualità italiana da esportare.
Può bastare per  politici di vista corta che parlano guardando indietro nel tempo e non si accorgono, o fingono di non accorgersi, che proprio i settori dell’industria “verde” sono quelli che negli ultimi anni hanno dato più posti di lavoro ?
Ecco le ragioni di un digiuno che avrà dal 23 settembre un suo luogo simbolo in piazza Erbe, che culminerà, per ora, nella manifestazione sotto la sede della Giunta Regionale a Venezia il 9 ottobre prossimo, 50esimo anniversario del Vajont, la prima opera distruttrice di un cinquantennio da dimenticare.

foto:   Bovolenta, Caldogno, Casalserugo, Padova, Ponte San Nicolò, Monteforte d’Alpone, Soave, Veggiano, Vicenza alluvione novembre 2010


mercoledì 18 settembre 2013

DIGIUNO PERCHE'

Digiuno per lo spreco di risorse e territorio che si avrà in Valpantena con la variante all'SP6. Era sufficiente adeguare il tracciato attuale e realizzare una rotonda a Quinto Sud e un sottopasso a Poiano Nord, realizzando una ciclabile da Quinto alla Tangenziale est. Invece si spendono almeno 19 milioni di euro, si sposta il Progno, si asfalta nei pressi di un pozzo per l'approvvigionamento idrico e probabilmente non si otterrà nemmeno il risultato voluto.
Roberto Fenzi



Io digiuno perché oltre alla cementificazione del territorio in Veneto, a Verona si spaccia per aree verdi la costruzione di aree ricreative nell'area della Spianà quali campi da golf, nuova edilizia senza lasciarli come natura crea, come fanno nei paesi oltr'alpe e come nel parco Tivoli a Lubiana...  
Inoltre nessuno pare interessato alle migliaia di morti causate dallo smog nella sola città di Verona
http://www.nomisma.it/uploads/media/Executive_Summary_Green_Economy_Finale.pdf
, oltre all'ostinazione di NON voler controllare gli impianti di riscaldamento e NON attuare una politica di riduzione delle polveri, come d'altronde segnalato da una ispezione dei Carabinieri del NOE di Villorba
http://commons.wikimedia.org/w/index.php?title=File%3APM10_Tribunale_Verona_795-11_ignoti_PM_SACHAR_archiviato_4-5-2011.pdf&page=2
e dalla procedura d'infrazione della Comunità Europea intentata all'Italia anche nell'area veronese
http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/10/1586&format=HTML&aged=1&language=IT&guiLanguage=en%20http://europa.eu%20IP/10/1586 
Saluti da Paolo Villa,  Verona.



Foto del 22 ottobre 2011 - più di 5000 persone in piazza contro inceneritore di Ca del Bue

TAM TAM... stampa


CORRIERE VENETO 12 SETT 2013

LA STAMPA 17 SETT 2013

su iniziativa veronese
VERONA SERA 18 SETT 2013

VERONA IN adesione e articolo 18 SETT 2013
VERONA IN inchiesta ASFALTO E CEMENTO 13/3/2012




interventi previsti ad Arbizzano dal Piano Intereventi ennesimo esempio della devastazione programmata dai singoli PAT comunali

venerdì 13 settembre 2013

DA LUNEDì 16 STAFFETTA DIGIUNO - SCIOPERO DELLA FAME ANCHE A VERONA

LUNEDì 16 SETTEMBRE
INIZIA ANCHE A VERONA
LA STAFFETTA VENETA
DI DIGIUNO - SCIOPERO DELLA FAME CONTRO LE GRANDI OPERE, PER UNA MORATORIA IN DIFESA DEL TERRITORIO


E’ l’emergenzialità dell’assalto al territorio veneto (i cui dati sono stati ben richiamati nell’intervento di don Bizzotto al Consiglio Regionale del 3 settembre 2013 –vedi blog), alla base dell’azione di sensibilizzazione e protesta.
Un consumo di territorio che stravolge i paesaggi e che è evidente e comprovata causa di dissesto e talvolta disastro idrogeologico.
C’è urgenza di una presa di coscienza culturale, sociale, economica, religiosa  e politica seguita da azioni precise.
L’altro ieri a Longarone il  presidente della Regione Veneto, Luca Zaia ha dichiarato «In questo Paese abbiamo bisogno di costruire meno strade e di realizzare più opere di prevenzione idrogeologica». «La vera sfida di civiltà per un territorio è quella di mettere in sicurezza i propri cittadini. Credo non sia facile districarsi a Roma su queste partite - ha concluso Zaia, rivolto ad ministro Orlando - ma noi crediamo che il dissesto idrogeologico sia la vera partita da giocare». (Ansa)
La prima richiesta è quella di una moratoria regionale. Ora. Subito.
Le adesioni al digiuno sono aperte.
Per info scrivere a digiunoterritorio@gmail.com (dal comunicato stampa)


In alto una veduta virtuale della pista dell’autodromo del Veneto  nei comuni di Vigasio e Trevenzuolo
100 ettari destinati all’autodromo 
36 al parco divertimenti;
230.000 mq per le residenze
500.000 mq per il parco tecnologico ,
oltre a hotel, aree commerciali e motor show room per un totale di 1 milione di mq
 e 7 milioni di mc di costruito,
 che viene annunciato come ecosostenibile!!!!

QUASI UN MANIFESTO - INTERVENTO AL CONSIGLIO REGIONALE VENETO di don Albino Bizzotto il 3 settembre 2013


discarica Ca' Filissine e cava Ca Cerè - Pescantina (VR)




INTERVENTO AL CONSIGLIO REGIONALE VENETO 
di don Albino Bizzotto il 3 settembre 2013

[…]
Il mio digiuno è partito alla chetichella la sera di ferragosto, ma è stato come avessi levato il tappo a una bottiglia.
Esiste una sofferenza diffusa per quanto concerne le scelte ambientali. Non avrei mai pensato che il digiuno sarebbe stato scelto come modo di impegnarsi per l’ambiente e per sensibilizzare la popolazione.
Vengo al mio percorso.
Quello che mi ha scioccato da due anni a questa parte sono due dati uno generale e uno locale.

1.Il pianeta.
Cito:Ci troviamo di fronte a una svolta nella storia del pianeta, in un momento in cui l’umanità deve scegliere il suo futuro (…) La scelta sta a noi: o creiamo un’alleanza globale per proteggere la Terra e occuparci gli uni degli altri, oppure rischiamo la distruzione, la nostra e quella della diversità della vita”. Ho citato dalla “Carta della Terra”.

Le due principali fonti di distruzione:
a)la macchina di morte della tecno-scienza: armi nucleari, chimiche e biologiche (25 modi diversi per distruggere l’umanità)

b)il caos che abbiamo creato nel sistema Terra e che si manifesta attraverso il riscaldamento globale. Negli ultimi 5 anni si sta registrando, non solo il disgelo delle calotte polari, ma anche lo scioglimento del permafrost, il suolo perennemente ghiacciato del Canada e della Russia, con l’immissione in atmosfera di milioni di tonnellate di metano, che è 23 volte più dannoso dell’anidride carbonica per l’effetto serra. L’ossido nitroso, liberato dai fertilizzanti è 40 volte più distruttivo.
Secondo l’ultimo rapporto ONU di valutazione degli Ecosistemi del Millennio, dei 24 elementi che sono fondamentali per la vita, 15 registrano un elevato grado di degenerazione; il pianeta è esausto, la madre Terra ha raggiunto il limite di sopportazione.

Il 20 agosto scorso l’umanità ha esaurito le risorse naturali che aveva a disposizione per l’intero 2013; in meno di 8 mesi sono state consumate le riserve di cibo (vegetale e animale), acqua e materia prime che sarebbero dovute bastare fino al 31 dicembre, immettendo nell’ambiente (suolo, fiumi, mari, atmosfera) una quantità di rifiuti e inquinanti superiore alla capacità di smaltimento del pianeta.

Questi dati, probabilmente noti a molti di voi, li sentite come una notizia pur importante o come una emergenza reale?

E se è vera emergenza va affrontata direttamente e subito, o dobbiamo aspettare che tutti siano d’accordo per partire?

Quelli forniti non sono sentimenti, sono dati.
Questo mondo in cui siamo cresciuti è finito, la crisi sta imprimendo un velocità imprevedibile.

Qualcuno pensa che in qualche modo la crescita sarà una via d’uscita?

Questa crisi non è solo economico - finanziaria, è entropica.
Il pianeta così come stanno le cose, oggettivamente non ce la fa più.

2.Vengo al secondo dato: il Veneto.

La mia origine è stata segnata dall'appartenenza alla Terra. I miei genitori, che vivevano da fittavoli in una grande famiglia patriarcale, hanno scelto di passare a una condizione di mezzadri pur di crescere una famiglia come sembrava loro giusto. La penultima categoria della società, dopo c’erano i braccianti.

Devo confessarvi che i dati riguardanti il consumo di suolo nel Veneto per me sono stati alla base della decisione del digiuno, perché sono direttamente collegati a quanto riferito sopra sulla situazione globale.

Il Veneto è una delle Regioni più attive nel mondo nell'affaticare il pianeta.

C’è stata una crescita esponenziale delle infrastrutture viarie e delle urbanizzazioni, una crescita indifferente alla storia, alla natura dei luoghi e ai valori del paesaggio veneto, accompagnata dalla polverizzazione delle imprese diffuse ovunque, che hanno comportato la dispersione insediativa e la conseguente congestione delle infrastrutture della mobilità.

La cementificazione dei suoli riguarda quindi anche i terreni più fertili della pianura veneta, mentre la costruzione di sempre nuove strade, autostrade e superstrade, svincoli e tangenziali hanno determinato una ulteriore frammentazione degli spazi destinati all’agricoltura.

È stato un crescendo dagli anni 80 in poi: dai 72 milioni di mq all'anno di perdita di Suolo Agrario Utilizzato degli anni Ottanta, ai 97 milioni mq/anno negli anni Novanta, ai 182 milioni mq/anno dal 2000 in poi.

Un consumo di suolo pari a 38 ettari al giorno.

Tra il 2000 e 2010, a fronte di un incremento della popolazione di 429.274 abitanti, sono state costruite 367.354 nuove abitazioni per una popolazione di 1 milione di abitanti.

Il Veneto così risulta la regione più cementificata d’Italia. Un modello di sviluppo la cui insostenibilità viene evidenziata anche dai dati relativi all’impronta ecologica dei suoi abitanti .
Nel 2009 al Piano Regionale di Coordinamento (PTRC) si riscontra che, a fronte di una media nazionale pari a 4,2 ettari pro capite/anno, l’impronta ecologica degli abitanti del Veneto è pari a 6,43 ettari pro capite/anno. Cioè per sostenere i consumi e assorbire l’inquinamento di ogni abitante veneto sono necessari 6,43 ettari di terreni “biologicamente attivi”. Ma la “ bio-capacità ” del Veneto è pari a 1,62 ettari/abitante, quindi un “deficit ecologico” di 4,81 ettari pro capite/anno; deficit finora compensato con lo sfruttamento di risorse di altre regioni e continenti, ma che è facile prevedere, con la rapida crescita economica di Paesi emergenti, non sarà più praticabile in un prossimo futuro.

Il Veneto già oggi non ha l’autosufficienza alimentare.

So che conoscete bene i dati che vi ho esposto. Ma averli tutti davanti rimane comunque indispensabile per guardare a quello che stiamo facendo e cercare di trovare risposte per andare avanti.
Sono cifre che basta conoscere o cifre che ci impongono una svolta?

È in emergenza reale anche il Veneto o si trova soltanto in una situazione un po’ critica?

Al camper durante il digiuno erano appesi i 30 progetti iniziati o in partenza di strade e autostrade, i vari poli ospedalieri e le opere marittime.
Non c’erano Veneto city – Tessera city – Motor city – né le cave, le discariche (a parte quella di Vianelle) le centrali idroelettriche, a biogas, a biomasse, né i dati rispetto alla fragilità idrica del territorio e all’inquinamento dell’aria.
La pianura padana è una delle zone più inquinate e inquinanti d’Europa .
E pensare che a livello comunitario al 2050 dovremo ridurre del 70% il consumo energetico nei trasporti rispetto al 2009 e ridurre del 60% le emissioni di gas climalteranti rispetto al 2008!

Un documento della Chiesa italiana del settembre 2012 è intitolato “Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della Terra” e testualmente dice: “Ritessere l’alleanza tra l’uomo e il creato significa anche affrontare con decisione i problemi aperti e i nodi particolarmente delicati, che mostrano quanto ampie e complesse siano le questioni legate all’intreccio tra realtà ambientale e comunità umana”.

Accanto all’annuncio infatti, è necessaria anche la denuncia di ciò che viola per avidità la sacralità della vita e il dono della Terra”.

E continua: “L’ambiente naturale non è una materia di cui disporre a piacimento, ma un’opera mirabile del Creatore, recanti in sé una grammatica che indica finalità e criteri per un uso sapiente, non strumentale e arbitrario.”

Veniamo tutti da un pensiero unico e cioè che lo sviluppo e la modernità ruotano attorno alla centralità dell’economia e della finanza, per cui anche il futuro si apre se saremo capaci ancora di crescita quantitativa.
Direi che siamo prigionieri, chi più chi meno, di questa concezione.

A chi di noi è mai venuto in mente di prendere sul serio il punto di vista della Terra e dei suoi diritti, l’organismo vivo che fornisce gli elementi della vita a tutti gli altri esseri, viventi, noi compresi?

Mettiamoci con sincerità davanti a tutte le opere pubbliche e private, Mose compreso.
Quante appartengono alla programmazione politica per un servizio alla popolazione e alla cura del paesaggio, quante invece rispondono allo sviluppo e al consolidamento di interessi di grandi gruppi della finanza e dell’economia?

Vedete come i conti non tornano per gli enti pubblici, né a livello nazionale né a livello degli Enti locali.
Sono sempre meno le risorse a disposizione.

Eppure tanti privati si offrono a investire; per chi? Per il bene comune?

Si fa sempre più ricorso al project financing pensando a benefici pubblici: un assunto del tutto falso. I privati realizzeranno le opere solo se l’Amministrazione pubblica si impegna a coprire i costi, anche qualora gli investimenti fossero maggiori del previsto o il traffico (nel caso delle opere viarie) minore del previsto.
Dunque per i privati proponenti, rischio zero e guadagno certo. Per la collettività, utilità incerta e altissimo rischio di costruzione di un debito differito di ingenti proporzioni, addossato alle future generazioni. Questo è il nodo centrale, questo è il futuro. Progetti partiti in tempi ormai lontani e che non rispondono né ai servizi veri per la popolazione, né al restauro e alla bellezza del territorio e del paesaggio.

Andando di questo passo non vi pare che di usufruibile gratuitamente da tutta la popolazione non rimarrà più niente neanche spostarsi da una località all’altra?

Sono in programma anche campi da golf, naturalmente con villette attorno e solo per ricchi….

Sto pensando al recupero fatto nelle città medioevali dell’Umbria, della Toscana, delle Marche. A tutti noi si allarga il cuore per questi scrigni recuperati e conservati di città e borghi.

Perché deprezziamo il Veneto così ricco di arte, di gioielli disseminati ovunque e spesso ormai abbandonati, con bellezze naturali ineguagliabili e produzioni agricole di pregio?

Nostalgia rivolta al passato o valore aggiunto per il futuro?

Perché il territorio e il paesaggio in quanto tali non diventano il centro di interesse collettivo, capace di attirare gli investimenti necessari per mettere in sicurezza il sistema acqua bene comune, invece di fare le scelte più impattanti, mettendo a rischio le falde e le ricariche e rubando suolo alle coltivazioni?

Perché non è possibile un piano trasporti integrato ferrovia-strade a partire dai bisogni della popolazione, che si sposta sempre più con i mezzi pubblici per necessità, invece di privilegiare solo la fetta ricca della società, con TAV e fantomatici corridoi, che esistono solo nella testa di alcuni politici, ma certamente non nella realtà né all’est né all’ovest dell’Italia? Eppure una pioggia di miliardi.

Perché non consolidare e rendere più efficiente e meglio coordinato l’esistente con un’occupazione costante?

Sappiamo tutti che ci sono molte falle di trasparenza e di legalità, conflitti di interessi in atto, non solo per il Mose. È una questione morale ineludibile, anche per il rischio ormai documentato di infiltrazioni mafiose.
Quanto avvenuto con gli ingegneri Baita e Mazzacurati non è un incidente di percorso; è la creazione e il funzionamento di un sistema di corruzione ramificato e stabilizzato.

Ho domandato ormai a tutti; nessuno mi ha fornito una risposta.
Perché né ai parlamentari, né ai senatori, né ai consiglieri regionali è stato finora possibile accedere ai dati riguardanti il piano economico di un’opera pubblica della portata dell’autostrada pedemontana veneta?
È un’opera pubblica; dovrebbe essere un diritto poter accedere agli atti.

Ci sono due sentenze del TAR consolidate rispetto al mantenimento del commissario Silvano Vernizzi, che personalmente non conosco e che può essere la persona più straordinaria di questo mondo, ma che di fatto ricopre ruoli (presidente Veneto Strade e responsabile delle valutazioni del VIA) che comportano evidente conflitto di interessi. Sapete che dopo le sentenze del TAR e il decreto del Governo Monti di riconferma del commissario si è aperta una eccezione di costituzionalità che finirà alla Corte Costituzionale. Penso sarebbe più onorevole per tutti, prima di tutto per l’istituzione regionale, mantenere il controllo e la vigilanza in corso d’opera invece che dover affrontare amare sorprese con perdita secca di credibilità a opera compiuta! Sarebbe veramente triste pensare che il palinsesto e il calendario della politica debbano dipendere dalle sentenze dei tribunali.

C’è un altro problema cruciale: il lavoro. Da sempre viene riproposto solo con le grandi opere pubbliche o private, con i grandi investimenti ad alto impatto ambientale e con ricavi esclusivamente a vantaggio dei privati. Sapete che c’è molta propaganda per giustificare scelte, che non sono per il bene della collettività. Ci sono esempi ormai eclatanti di modalità di lavoro diffuso, che concilia maggior risparmio e maggiore occupazione.
Faccio un semplice esempio. Con un miliardo di euro di investimento in raccolta differenziata spinta (porta a porta) e riciclo, si creano 200 mila posti di lavoro permanente. Per gestire la stessa quantità di rifiuti con l’incenerimento il costo si aggira sui 15 miliardi di euro con 3000 occupati.
Per l’occupazione, con la stessa spesa, c’è un rapporto di 1 a 1000 senza ricorrere a grandi opere. È quanto avvenuto a Ponte nelle Alpi: riciclo oltre il 90%; costo smaltimento rifiuti da 475.000 euro/anno a 40.000;  occupazione da 5 operai a 13; con soddisfazione dei cittadini.

Oltre al Presidente di questo Consiglio regionale al camper del digiuno sono venuti altri rappresentanti politici di vari partiti. Mi sembra di capire che la linea sia quella di portare a termine quanto approvato e poi, un po’ alla volta rivedere programmi e progetti.
Siamo di fronte a un impoverimento della popolazione sempre più veloce e diffuso.

Partiamo dalle opere o partiamo dalle persone per affrontare la crisi?

Non è problema di poco conto, sia per riorganizzare i servizi sociali nei singoli Comuni, che quelli sanitari e ambientali.
Una volta detto alle persone che sono esauriti i fondi per l’assistenza, non sono risolti i problemi, anzi. Rischiamo a breve di trovarci con una società a due velocità e con il rischio di conflitti sempre più forti per le necessità dei più poveri.

Per questo vi supplico di esercitare la vostra responsabilità umana e istituzionale verso tutti i cittadini: a partire dal riconoscimento dell’emergenza sociale e ambientale del Veneto (siamo in una crisi entropica e non solo strutturale) diamo un segnale di grande discontinuità con una moratoria su tutte le opere pubbliche e private che comportano un’ulteriore sottrazione di suolo coltivabile e una devastante colata di cemento e asfalto, snaturando ancora di più la realtà e la vocazione agricola del Veneto.

Infine una parola sui comitati. Da anni con Radio Cooperativa ho avuto modo di seguirne le vicende.
Generalmente si tenta di liquidarli tacciandoli di negatività fine a se stessa.
Devo confessare che, mai come in questi anni, i comitati hanno sviluppato competenze tecniche e giuridiche e soprattutto sono stati aperti al dialogo, se viene accettato, per offrire alternative. Tante volte mi sono domandato perché non venga preso in considerazione la ragionevolezza delle loro proposte, sapendo che nessuno di loro lavora per interessi privati o particolari.
Per me sono le sentinelle e i parafulmini della società e della Terra. Veramente la passione per il bene comune ha guidato in questi anni la loro attività e la loro dedizione. Se la vitalità della democrazia si misura dalla partecipazione attiva alle scelte importanti per tutti, dobbiamo ai comitati grande riconoscenza.
Vi prego di accogliere quanto esposto non come una pretesa, ma come una preghiera pressante.
Di nuovo grazie per avermi accolto e ascoltato.